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‘Ndrangheta: Operazione Santa Tecla a Corigliano Calabro

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L'avevamo scritto in questo post il 6 luglio 2009: la 'ndrangheta ha i centri di comando anche nelle città del Nord.

'Ndrangheta/ Duro colpo alle 'ndrine dell'Alto jonio cosentino
In 67 in manette, nuovamente al centro gestione con la Lombardia
Altro duro colpo alla 'ndrangheta calabrese. Dalle prime ore di oggi, i carabinieri e la guardia di finanza hanno eseguito 67 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti esponenti di uno dei più pericolosi clan della 'ndrangheta dell'alto ionio cosentino: il "locale di Corigliano". Si tratta, secondo gli investigatori, di una delle più importanti operazioni di sempre condotte contro la 'ndrangheta nel distretto giudiziario di Catanzaro, perchè -dicono gli inquirenti – l' entità del patrimonio sottratto e il coinvolgimento di una dozzina di imprenditori tra cui i fratelli del sindaco del comune di Corigliano, grosso centro dell'alto Jonio cosentino, oltre allo spessore criminale degli arrestati, sono fatti "di assoluta importanza". I reati contestati agli arrestati dal giudice per le indagini preliminari della procura distrettuale del tribunale di Catanzaro, che ha accolto le richieste formulate dal procuratore della Repubblica Antonio Vincenzo Lombardo e dal suo sostituto Vincenzo Luberto, vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, all'estorsione, all'usura, al traffico di sostanze stupefacenti. Contestualemnte alla notifica degli ordini di custodia cautelare in carcere, gli uomini delle fiamme gialle hanno posto i sigilli ad un impero economico per oltre 250mila euro. Nello specifico sono finite sotto sequestro 48 società di capitali e/o di persone ed imprese individuali operanti principalmente nel settore dell'edilizia e degli appalti e della distribuzione di prodotti di cartoplastica, 69 fra appartamenti e ville, 68 terreni, 55 veicoli, oltre a numerosi rapporti bancari e polizze vita. Gli arresti sono stati eseguiti oltre che in Calabria anche a Roma, Foggia, Bologna, Brescia e Milano dove risiedevano alcuni degli indagati. In particolare, nel capoluogo lombardo il Gico sta procedendo all'arresto di 7 soggetti ritenuti responsabili di un traffico di sostanze stupefacenti tra la Calabria ed il nord-italia gestito dall'organizzazione. L'operazione prende il nome dall'omonima via ubicata nel centro di Milano, proprio a ridosso del Duomo dove, presso alcuni locali pubblici, membri dell'organizzazione si davano appuntamento per concludere accordi e definire strategie circa la gestione del traffico di stupefacenti tra il nord-Italia e la Calabria. Inizialmente, infatti, le indagini miravano a disarticolare un gruppo criminale dedito al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio della piana di Sibari ma con importanti ramificazioni anche nel capoluogo meneghino. Le indagini delle forze dell'ordine hanno subito rivelato che l'approvvigionamento, lo stoccaggio e la distribuzione dello stupefacente avvenivano sistematicamente sotto l'egida del noto e pericoloso sodalizio criminale di stampo 'ndranghetistico denominato "locale di Corigliano", da diversi anni attivo nell'alto ionio cosentino.
http://notizie.virgilio.it/notizie/cronaca/2010/07_luglio/21/ndrangheta_duro_colpo_alle_ndrine_dell_alto_jonio_cosentino,25295206.html

 
Operazione Santa Tecla: societa' di calcio per coprire i flussi di denaro
Mercoledì 21 Luglio 2010 11:06
Una societa' di calcio per coprire i flussi di denaro provenienti dalle estorsioni: era il sistema escogitato dalla cosca di Corigliano, scoperto dagli investigatori della guardia di finanza che stamani, insieme ai carabinieri hanno arrestato una sessantina di persone nell'operazione Santa Tecla. Fabio Barilari, di 39 anni, fratello di Maurizio, indicato come il capo della cosca, dal 2001 e' diventato titolare di un'impresa di tinteggiatura di edifici commerciali e rappresentante legale della societa' calcistica Schiavonea '97. Tutte e due le societa', grazie all'emissione di fatture per operazioni inesistenti in tutto o in parte, secondo l'accusa, fornivano la copertura contabile al denaro che illecitamente arrivava nelle casse della cosca dalle estorsioni. Il sistema utilizzato era quello di simulare l'esecuzione di lavori di tinteggiatura. Uno dei sistemi usati dalla cosca era quello di imporre alle imprese la fornitura di materiale cartoplastico dalla ditta di Cosimo Martillotti, un prestanome, secondo l'accusa, che in precedenza lavorava come dipendente in una cooperativa di pescatori. La ditta, riconducibile a di fatto a Maurizio Barilari, era riuscita a conquistare una posizione egemonica nelle forniture di materiale nell'area di Corigliano Calabro e delle zone limitrofe. L'ascesa della ditta riconducibile a Barilari aveva creato, di fatto, una sorta di duopolio, visto che sul mercato operava gia' da tempo e con le stesse medesime impositive, un'altra ditta, riconducibile a Pietro Salvatore Mollo, un altro indagato. Questa situazione ha fatto si' che moltissimi esercizi commerciali di Corigliano e dintorni fossero costretti ad acquistare merce da entrambi i fornitori.
http://www.strill.it/index.php?option=com_content&view=article&id=74006:operazione-santa-tecla-societa-di-calcio-per-coprire-i-flussi-di-denaro&catid=42:cosenza&Itemid=88

 

 

Il blitz – I boss di Corigliano si riunivano all’ombra del Duomo

Vertici della ’ndrangheta
tra i tavoli del «Santa Tecla»

Lo storico locale scelto per le riunioni strategiche

MILANO - Riunioni di mafia a pochi metri dal Duomo. Ne ha viste e sentite di tutti i colori il palco del «Santa Tecla », a due passi dalla Madonnina. Nato come locale jazz, luci soffuse e pochi drink, svoltò bruscamente verso il mitico rock degli anni Sessanta, con Gaber, Jannacci e Celentano. E fu gloria. Chiasso e allegria. Più colori, colori accesi e toni alti, sempre più alti, in una Milano che in quel fazzoletto di terra esibiva una concentrazione di vita artistica stupefacente. Da lì, in via Santa Tecla, sono passati in tanti. Anche chi, di musica, conosceva meglio quella dei mitra e delle pistole. Gente come Turatello, del calibro di Epaminonda e Vallanzasca, boss e criminali senza paura e senza scrupoli che lì, a due metri dal bancone, bevendo chissà che cosa magari decidevano quale bisca fare saltare quella notte, oppure quale banca ripulire la mattina dopo.
E sempre lì, tra i tavoli del «Santa Tecla» e del «Cafè Dalì», si è scoperto proprio ieri, si riunivano diversi e temuti capi ’ndrangheta, soprattutto quelli di una potente cosca cosentina di Corigliano che nel cuore di Milano decideva gli «affari» di famiglia. Usura, droga, riciclaggio, persino la strategia di fatturare le estorsioni «per giustificare» quella montagna di soldi che ogni fine settimana entrava nelle tasche della «locale» del boss Maurizio Barilari.
Al «Santa Tecla», hanno scoperto gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro, dello Scico di Roma e dei carabinieri di Cosenza, la «locale» di Corigliano decideva persino a quanto si sarebbe dovuta vendere la droga in Lombardia e nel resto dell’Italia. A coordinare l’indagine, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che ai 64 arresti, di cui nove eseguiti in città e nel milanese, ha voluto dare il nome di «Operazione Santa Tecla». «A Milano—ha scritto il gip — gli affiliati si ritrovavano nei locali pubblici Santa Tecla e Caffè Dalì per concludere accordi e concordare strategie sulla gestione del traffico di droga» e del resto degli affari.
I calabresi che si davano appuntamento ai tavolini di via Santa Tecla sono stati seguiti e intercettati dal 2007 fino a pochi mesi fa. Hanno ascoltato musica doc, i finanzieri e i carabinieri. Ma anche i discorsi di gente come Michele Villì, casa a Milano, e di Giuseppe Orsomarso, casa a Trezzo, che stringevano patti scellerati con Gualtiero Milani, di Sondrio, Massimo Lupone, Vincenzo Grosso, Adil Ben Sahri, Eugenio Minghetti, Girolamo Nasso e Zydan Mohamed. All’alba di ieri sono finiti tutti in galera.
Biagio Marsiglia
22 luglio 2010
http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_luglio_22/Marsiglia-vertici-della-ndrangheta-tra-tavoli-del-santa-tecla-1703438550435.shtml
 
 

‘Ndrangheta a Milano, società di calcio per “ripulire” i soldi: in manette 67 boss

Società di calcio per co­prire i flussi di denaro pro­venienti dalle estorsioni. Era questo lo stratagemma che avevano escogitato i po­tenti clan della ’Ndrangheta sgominati ieri mattina du­rante un maxi blitz che ha portato a decine di arresti in tutta Italia, di cui sette solo a Milano.
  Le ordinanze di custodia cautelare, in tutto 67, hanno colpito uno dei clan più pe­ricolosi, il “locale” di Cori­gliano nell’alto Ionio cosen­tino.
  L’operazione, denominata “Santa Tecla”, vede gli inda­gati accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, traffico di sostanze stupefacenti.
  Gli arresti, oltre che nel co­sentino, sono stati eseguiti nelle province di Roma, Reggio Calabria, Foggia, Bo­logna, Brescia e – appunto ­Milano. Tra le persone arre­state ci sono anche Mario e Franco Straface, imprendi­tori, fratelli del sindaco di Corigliano.
  L’operazione, coordinata dal procuratore di Catanza­ro Vincenzo Antonio Lom­bardo e dal pm della dda catanzarese, Vincenzo Lu­berto, secondo gli investiga­tori, è una delle più impor­tanti fatte nel cosentino per numero di arresti, spessore criminale e per il coinvolgi­mento di una dozzina di im­prenditori. 
L’articolo completo di Arianna Giunti su CronacaQui in edicola in Lombardia il 22 luglio 2010
http://cronacaqui.it/22/07/2010/ndragnheta-a-milano-societa-di-calcio-per-%E2%80%9Cripulire%E2%80%9D-i-soldi-in-manette-67-boss/
 

 
Santa Tecla, un tesoro sotto sequestro
Sigilli giudiziari anche a conti correnti, auto, polizze, terreni e fabbricati
Fabio Melia – Corigliano
Un tesoro da 250 milioni di euro. Il maxi-blitz "Santa Tecla" ha anche investito una fetta massiccia dell'economia coriglianese. Sono infatti finiti sotto sequestro terreni, conti correnti, assicurazioni, veicoli di vario tipo, fabbricati e diverse aziende. I militari dello Scico hanno apposto i sigilli alla ditta individuale di Fabio Barilari (lavori di tinteggiatura) in contrada Fabrizio Grande; alla MLC Distribuzioni di Leopoldo Cosimo Martilotti di via Nazionale e al relativo capannone di contrada Cozzo Giardino; alla Straface srl di contrada Citrea (intestata a Santo e Rossella Straface); alla Citrea srl (intestata a Lucia Straface e Mario Guglielmello); alla Euro Pulizie di Magdalena Dudek (convivente di Franco Straface); alla ditta individuale di Lucia Cimino (commercio all'ingrosso di carta e cartone da imballaggio); alla ditta individuale di Paola Orefice (articoli di profumeria in via Nazionale); alla Edil Costruzioni di Vincenzo Grisolia (contrada Permuta di Cassano); alle quote riferibili a Vincenzo Grisolia e Teresa Vincenzi della G&M Costruzioni; alla quota riferibile a Teresa Vincenzi della International Service srl (costruzione di edifici); alla quota intestata a Pietro Salvatore Mollo della Fire Blade sas di Fabio Falbo; all'associazione sportiva dilettantistica Blue Village di Lucia Zanfini (via Sandro Pertini); alla quota riferibile a Lucia Zanfini del Centro Benessere Sport & Beauty (via Provinciale); all'associazione sportiva dilettantistica World Fitness Center intestata ad Alessia Cimino (contrada Cannata); al complesso aziendale della ditta individuale di Giuseppe Presta (commercio al dettaglio a Roggiano); quote della Stemma sas di Vincenzo Grosso (società detentrice del Caffé Santa Tecla, a Milano) riferibili a Giuseppe Presta e allo stesso Grosso; alle quote riferibili a Giuseppe Presta, Rosa Marina Presta e Vincenzo Grosso nella cooperativa World Service di Milano; alla quota di Giuseppe Ursomarso nella Ristor L'Eden di Cernusco sul Naviglio (Milano); alla quota riferibile a Vincenzo Grosso nella Co.M.I. srl di Milano (costruzione e vendita di beni immobiliari); alla quota riferibile allo stesso Grosso nella Sviluppi Turistici di Milano; alla ditta individuale di Masotti Maria (familiare di Fabio Paduano) a Castrovillari. Gl'inquirenti ritengono che in quest'elenco siano presenti diversi prestanome.
http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=101324&Edizione=8&A=20100723
 
 
Santa Tecla, gli equilibri di "vicinato"
Per la Dda sono fondamentali le telefonate del 2007 tra Di Dieco e Paduano
 
 
Fabio Melia – Corigliano
Incroci pericolosi. L'inchiesta "Santa Tecla", oltre a delineare la struttura e le funzioni del presunto "locale" 'ndranghetista di Corigliano, evidenzia gl'ipotetici legami con le consorterie delle vicine località di Cassano e Castrovillari. Anche in questo caso, secondo la Dda di Catanzaro, fondamentali sono le rivelazioni del pentito Carmine Alfano e le indagini compiute sulla figura di Antonio Di Dieco, accusato di occupare un ruolo verticistico nella gerarchia mafiosa castrovillarese. Quest'ultimo, già sottoposto al programma di protezione destinato ai collaboratori di giustizia, avrebbe agito per riaccreditarsi agli occhi dei capi della cosca coriglianese. In una telefonata captata dagl'inquirenti nell'agosto 2007, Di Dieco avrebbe consigliato il compaesano Fabio Paduano di recarsi a Corigliano per scusarsi con Antonio Bruno – alias "Giravite" – per le sue frequentazioni con il neo-pentito Alfano. In quel periodo, del resto, il mondo criminale della Sibaritide era in subbuglio, visto che solo qualche settimana prima era scattata "Omnia", la maxi-operazione mirata a disarticolare il clan cassanese dei Forastefano. Sarebbe stato dunque necessario, per mantenere gli equilibri minati da un così duro colpo inferto dallo Stato, incontrare un esponente del calibro di "Giravite" nel suo territorio e proprio nel luogo – la cosiddetta "cantina" – dove si sarebbero svolti i summit di 'ndrangheta in quel di Corigliano. Paduano, nel corso della chiamata, avrebbe confidato che i fratelli Impieri di Castrovillari erano in procinto di passare con i Portoraro di Cassano. Di Dieco, sorpreso da questa notizia e contrario a un allargamento dei Portoraro non in linea con la suddivisione del territorio fino ad allora riconosciuta, avrebbe ipotizzato il rischio di una nuova guerra di mafia, simile allo scontro che aveva insanguinato la Sibaritide nel 1991. Questa nuova alleanza, per il pentito di Castrovillari, avrebbe potuto far scatenare l'ira di Franco Abbruzzese ("Dentuzzo") e del cosiddetto clan degli zingari cassanesi. Quest'ultimi, tra l'altro, sarebbero stati a lungo legati al coriglianese Maurizio Barilari, cognato di Alfano, a cui avrebbero affidato dal 1999 il ruolo di "contabile" della cosca, funzione ricoperta anche dopo il ritorno in libertà di "Giravite" avvenuto nel 2005.
http://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=101705&Edizione=8&A=20100724

Quì un interessante articolo di approfondimento di Roberto Galullo


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